Errico Malatesta (1853–1932) è stato uno degli anarchici più celebri e attivi della sua epoca, noto non solo in Italia ma anche a livello internazionale. Nato a Santa Maria Capua Vetere, in Campania, ha vissuto in un periodo di grandi sconvolgimenti politici e sociali, che ha influenzato profondamente il suo pensiero e le sue azioni.
I Primi Anni e l’Influenza Mazziniana
In gioventù, Malatesta fu influenzato dalle idee repubblicane di Giuseppe Mazzini e partecipò ai moti antiborbonici. Tuttavia, ben presto si avvicinò all’anarchismo, influenzato da autori come Mikhail Bakunin e Pierre-Joseph Proudhon, per poi prendere parte attiva nel movimento. Iniziò così un percorso di lotta per la libertà e l’emancipazione delle classi oppresse, abbracciando la visione di una società basata sull’uguaglianza, la giustizia e l’assenza di gerarchie coercitive.
Ritorno in Italia
Nel 1919, dopo molti vani tentativi, Malatesta riuscì a ottenere il passaporto dal consoleitaliano a Londra; quindi si imbarcò per Taranto il 24 dicembre dello stesso anno. In Italia godette subito di un’enorme popolarità (veniva acclamato dalla folla come il Lenin italiano), di cui si avvantaggiò con un’intensa attività propagandistica e sovversiva che lo rese uno dei protagonisti del biennio rosso. Nel luglio 1920 fu tra i protagonisti del congresso di Bolognache riorganizzò l’Unione anarchica italiana.
Prese contatto pure con gli Arditi del Popolo, nell’immediato seguito.
Secondo lo storico Vittorio Emiliani, prese parte al rientro in Italia di Errico Malatesta Giuseppe Giulietti, denominato Capitan Giulietti, che era il presidente dell’Associazione Lavoratori del Mare, personaggio molto importante nell’impresa di Fiume, che lo mandò a prendere a Cardiff.
Nel 1920 diresse a Milano il quotidiano anarchico Umanità Nova; nello stesso anno fu arrestato e recluso nel carcere di San Vittore. Iniziò insieme ad altri detenuti uno sciopero della fame che ne minò le condizioni fisiche, riducendolo quasi in fin di vita; lo sciopero venne sospeso dopo la strage del Diana (che Malatesta condannò), avvenuta il 23 marzo 1921 nel teatro Kursaal Diana, con 21 morti e 80 feriti, per la quale vennero condannati Giuseppe Mariani, Ettore Aguggini, Giuseppe Boldrini[e altri 16 anarchici individualisti.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Errico_Malatesta
L’articolo inaspettato di Benito Mussolini in favore della liberazione di Errico Malatesta
Le notizie per le condizioni di salute di Malatesta crearono un aumento della tensione. Gli operai scesero in sciopero in segno di solidarietà. Il 23 marzo il quotidiano anarchico Umanità Nova uscì con il titolo Compagni! Malatesta muore!. Per la liberazione dello storico attivista anarchico si schierò anche Benito Mussolini dalle colonne de Il Popolo d’Italia.
Questo articolo a sostegno di Errico Malatesta, come già detto, scritto da Mussolini e redatto in nome della libertà di espressione e del rispetto per le idee contrarie., può apparire sorprendente, data la successiva ostilità del regime fascista verso ogni opposizione, incluso il pensiero anarchico di Malatesta.
In effetti, questa difesa potrebbe essere stata più pragmatica che ideologica. A quel tempo, Mussolini era ancora in fase di consolidamento del suo potere politico e cercava consenso da parte di vari movimenti, inclusi i socialisti e i rivoluzionari, che lui stesso aveva abbandonato per fondare il fascismo. Nonostante la difesa di Mussolini, il regime fascista che si instaurò pochi anni dopo ostacolò duramente Malatesta e altri anarchici, limitando le loro pubblicazioni e imponendo stretta censura. Ma, per dovere di cronaca, è stato doveroso citare questo testo scritto da Mussolini.
fonte – : https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_del_Diana
– “Storie incredibili su Milano che non ti hanno mai raccontato” di Paolo Melissi, Newton Compton Editori
L’Esilio e l’Attività Internazionale
Le sue idee rivoluzionarie lo portarono a scontrarsi frequentemente con le autorità italiane. Per questo, Malatesta trascorse buona parte della sua vita in esilio, vivendo in diverse città tra cui Londra, Parigi e Buenos Aires. In questi luoghi fondò circoli anarchici, pubblicò giornali e organizzò proteste, diffondendo l’anarchismo in tutto il mondo. Malatesta fu anche editore di diverse pubblicazioni anarchiche, come *L’Agitazione* e *Umanità Nova*, attraverso le quali diffuse le sue idee a un ampio pubblico.
Il Pensiero di Malatesta
Malatesta credeva fermamente nella necessità di una rivoluzione sociale per abolire lo Stato e il capitalismo, visti come strumenti di oppressione. La sua visione dell’anarchismo era strettamente legata alla solidarietà e alla cooperazione tra gli individui. In un’epoca in cui il movimento operaio si stava organizzando su linee sia anarchiche che socialiste, Malatesta si oppose all’autoritarismo delle ideologie marxiste, sostenendo che solo una rivoluzione libertaria avrebbe potuto portare alla vera emancipazione.
Malatesta vedeva la violenza come una necessità, ma solo in circostanze specifiche e come autodifesa contro la repressione di Stato. Le sue idee si concentravano sul miglioramento della condizione umana attraverso l’azione diretta e la costruzione di una società senza classi. Era un forte sostenitore dell’educazione e della coscienza di classe come strumenti per raggiungere una rivoluzione duratura.
Il Ritorno in Italia e le Ultime Battaglie
Dopo la Prima Guerra Mondiale, Malatesta tornò in Italia, convinto che fosse arrivato il momento per una rivoluzione sociale. Nel 1920, a Milano, partecipò al “biennio rosso”, un periodo di intense lotte sociali e occupazioni di fabbriche da parte dei lavoratori. Tuttavia, l’avvento del fascismo rappresentò un duro colpo per il movimento anarchico, e Malatesta fu nuovamente perseguitato e imprigionato dal regime.
Nonostante la repressione, non smise mai di lottare. Fino alla fine dei suoi giorni, continuò a scrivere e a diffondere le sue idee, anche se limitato dai controlli del governo fascista. Morì nel 1932, lasciando un’eredità duratura che ha influenzato generazioni di anarchici e attivisti.
L’Eredità di Malatesta
Errico Malatesta è considerato uno dei grandi teorici dell’anarchismo. La sua enfasi sulla solidarietà e sul mutualismo come pilastri di una società anarchica ha ispirato molti attivisti e i suoi scritti hanno influenzato non solo il pensiero anarchico ma anche movimenti sociali contemporanei.