“Visto da vicino nessuno è normale”. Questa frase profonda è del dottore Franco Basaglia, padre della legge 180, che mise fine alle orrende strutture dei manicomi, luoghi dove la dignità umana veniva spesso violentata. Sedi di orrori indicibili.
Ma la citazione di Basaglia la possiamo estendere anche nei nostri rapporti umani, quelli di tutti i giorni anzi no, quelli speciali.
Quando, infatti, ci apprestiamo a conoscere qualcuno, qualcuna, appunto “da vicino”, oltre ai pregi che ci hanno fatto avvicinare a questa persona, scopriremo anche prevedibili difetti ma pure inaspettate lacune. Veniamo, quindi, feriti o delusi.
Alcune di queste esperienze possono essere insanabili, altre, invece, no. Cosa può dipende una ricostruzione positiva di tali conoscenze? Credo da tre fattori principali. Uno di questi si chiama: disponibilità.
Disponibilità, da una parte, a riconoscere il proprio o i propri errori. Dall’altra parte, quello di cercare di tendere una mano all’ascolto e all’aiuto.
La volontà è anche la parola chiave per chi cerca di prestare aiuto a chi vuole evolversi.
Una volta presa coscienza del proprio grave difetto, ci deve essere la volontà di eliminarlo. Volontà è anche la parola chiave per chi cerca di prestare aiuto a chi vuole evolversi.
Tutto questo senza giudizio. Perché, se ci dovessimo guardare noi stessi “da vicini”, ci scopriremmo con tante di quelle inadeguatezze…
Per percorrere insieme la stessa via, quindi, occorre esercitare il terzo motivo che ci può portare alla comunione. Questo si chiama: collaborazione.
Insieme, con sincerità di intenti, allora si può proseguire lo stesso percorso.
Se non dovessero sussistere questi tre elementi, sarebbe anche giusto percorrere strade diverse.
La vita è anche questa.
Insomma, “vedere e vedersi da vicini”, ci porta a scoprire veramente quello che siamo e quello che vogliamo.