Non potrò mai dimenticare quando anni fa accompagnai un mio amico presso la stazione di Bergamo (poteva essere una stazione qualsiasi di una grande città, purtroppo e naturalmente, nda). Era mattina presto, quindi, era appena trascorsa la notte. E la notte non è solo un momento della giornata in cui ci si riposa oppure, in modo lecito, ci si diverte. La notte è buia e al buio si compiono le azioni più efferate, quelle che al mattino non conviene fare. Anche se, di questi tempi, pure la luce del sole non viene temuta dai delinquenti.
Fatto sta che quella mattina, io e quel mio amico, incrociammo due giovanissime ragazze, tutte e due in minigonna. Una sorreggeva disperata l’altra che era in un evidente stato di shock. Questa immagine, di queste due ragazze, sicuramente prostitute (visto l’orario, da dove stavano uscendo, la stazione, e come erano acconciate nel vestito e nel trucco) era da fotografare, da fermare nel tempo e da pubblicare, oscurando il loro viso, dicendo: è questa la prostituzione che volete legalizzare?
La legge Merlin, legge n. 75 del 20 febbraio 1958 è una legge della Repubblica Italiana. È nota come legge Merlin dal nome della promotrice nonché prima firmataria della norma, la senatrice Lina Merlin.
Essa abolì la regolamentazione della prostituzione, chiudendo le case di tolleranza e introducendo i reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. La prostituzione in sé, volontaria e compiuta da donne e uomini maggiorenni e non sfruttati, restò però legale, in quanto considerata parte delle scelte individuali garantite dalla Costituzione, come parte della libertà personale inviolabile (articolo 2 e articolo 13). La legge Merlin regola tuttora il fenomeno in Italia.
Quindi, questa legge, persegue lo sfruttamento, tutti coloro che rendono in schiavitù le donne inducendole alla prostituzione (spesso con l’inganno, visto che nel nostro Paese, molte di loro provengono dall’estero con proposte false di trovare un lavoro onesto con il quale anche mantenere i propri figli residenti nei loro paesi). Ma, una volta, giunti in Italia, gli stessi uomini (uomini si fa per dire, nda) , ricattandole (anche tramite la violenza fisica, di ripercussioni violente sui loro figli che sono rimasti nei loro paesi) sbattano sulle strade queste povere donne, costrette a prostituirsi.
Legalizzare questo mercimonio del sesso a pagamento non ha senso né a livello morale né a livello legale.
Come detto, la volontaria prostituzione non è vietata se non ostacola la normale vita sociale, ma siamo in molti a credere che poche donne si prostituiscono per “piacere”, per “divertimento”o per lavoro. Più che altro, aggiungo, che sarebbe da intervenire sulla mancata educazione e controllo delle ragazze e ragazzi da parte delle loro famiglie. Giovani che si concedono sessualmente troppo presto e facilmente anche per “moda”, per piacere al “gruppo” al quale appartengono. Ma questo è un altro discorso…
Una quindicina di anni fa, comunque, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (United Nations Office on Drugs and Crime – Unodc) ha iniziato a raccogliere dati statistici sulla tratta di esseri umani e, da allora, le donne e le ragazze hanno costantemente rappresentato la maggioranza dei casi segnalati. Secondo il Global Report Trafficking in Person 2020, nel 2018 ogni 10 vittime, circa cinque erano donne adulte e due giovani ragazze.
In proposito l’Assemblea generale delle Nazioni Unite non ha mancato di sottolineare come la tratta di donne e ragazze sia radicata nella disuguaglianza di genere e nella discriminazione sistemica, che spesso sono la conseguenza di elevati livelli di povertà, di mancanza di accesso all’istruzione, di varie forme di violenza contro le donne e della precarietà del lavoro femminile. Più in generale, ad avere un peso sono anche le disuguaglianze all’interno e tra i Paesi e le situazioni di conflitto e crisi umanitaria. Si tratta di un crimine che assicura profitti elevati a basso rischio: si stima, infatti, che la tratta di esseri umani generi a livello globale 150 miliardi di dollari di profitti illegali ogni anno, 99 miliardi dalla tratta sessuale e 51 miliardi di dollari dalla tratta per lavoro.
https://ilbolive.unipd.it/it/news/turpi-traffici-donne-sfruttamento-sessuale
Detto questo, Fanpage , l’8 marzo (eh sì, il giorno della cosiddetta Festa delle donne, nda) del 2018 ha proposto un esperimento sociale:
L’otto marzo è la giornata in cui si celebrano i diritti delle donne. Ma tantissime donne nel mondo non hanno alcun diritto e vivono come schiave. Secondo il Global Report on Trafficking in Persons 2014 delle Nazioni Unite ci sono 21 milioni di persone che sono oggetto di tratta o schiavitù. Il 59% delle vittime è una prostituta. Come omaggio a queste donne (e per ricordare la loro condizione) abbiamo pensato di dedicare loro 5 minuti in cui potessero non pensare al male che subiscono. Il cantautore Claudio Gnut ha scritto questa serenata ed è andato a cantargliela dal vivo, imbastendo una piccola serenata, dal titolo “Pigliati nu poco ‘e bene”.Una produzione Fanpage.it
video di Luca Iavarone
autori: Marco Paretti, Claudio Gnut, Luna Esposito, Luca Iavaronecon Claudio Gnut
Organizzazione e riprese: Raffaello Durso
Assistenti: Danilo Zanghi, Dario Volpe, Paola Mirisciotti
Al posto del sesso a pagamento, quindi, un fiore e una canzone. Pubblico qui il video, che contiene qualche parola volgare, quindi un video vietato ai minori (di questi tempi, minori, poi si fa per dire, purtroppo…, nda). Ma l’argomento è questo e se non ci si vuole “sporcare le mani” allora è meglio non lamentarsi di quello che accade di negativo nella nostra società. Piuttosto è da apprezzare il video stesso, chi l’ha ideato e partecipato (in particolar modo il cantautore Claudio Gnut) e quelle donne, quelle ragazze schiave di un turpe sistema che le lacrime di una di loro, evidenti in questo video, rendono palese sia il dolore che il grido d’aiuto che queste donne emanano e chiedono.
p.s.: avevo scritto a suo tempo un articolo di cronaca che riguardava la prostituzione nella bergamasca e pubblicato su il Quotidiano “l’Italiano”. Questo è il suo link; https://www.litalianonews.it/attivita-antiprostituzione-da-parte-dei-carabinieri-a-bergamo/