Il 15 gennaio di quest’anno avevo espresso le mie perplessità su un episodio che riguardava gli sport da combattimento, sulla mia pagina privata di Facebook, scrivendo questa breve nota che qui riporto:
Ci sarebbe stato, ultimamente, uno “sparring” tra due Tiktoker (si dice cosi?) con tanto di video che ormai è diventato virale. Ho visto il video, penoso. Uno dei due era uno sprovveduto l’altro avrà fatto qualche incontro vero. Senza caschetto (durante questo “sparring”) i due, senza regole arbitrali serie, con il rischio che qualcuno si poteva fare male seriamente. Pessima pubblicità per gli sport da combattimento. Poiché quello più “esperto” è salito per un incontro vero, in passato, spero che chi di dovere prenda le opportune decisioni su questo “atleta”. Gli sport da combattimento, gli sport in genere, non possono permettersi questi “personaggi”. Quello con più “esperienza”, tra l’altro, sul suo profilo TikTok, insegna come rompere il ginocchio a un avversario…ho detto tutto.Gli sport da combattimento non sono questi e dopo tanta fatica per farlo capire al pubblico non ci si può permettere, per quel che si può, far partecipe a queste attività tali “personaggi”.
Quando l’ UFC (Ultimate Fighting Championship, organizzazione di arti marziali miste (MMA) statunitense, la più importante nel campo delle MMA a livello globale) organizzò l’ UFC 1: The Beginning , originariamente conosciuto semplicemente come The Ultimate Fighting Championship , il primo evento di arti marziali miste ospitato dall’Ultimate FIghting Championship (la serata si svolse a Denver , Colo. , al McNichols Arena . Il numero di spettatori è di 2.800 e la vendita dei posti ha portato a 73.000 dollari , l’evento si svolse sotto forma di torneo, senza categoria di peso e senza limiti di tempo. I combattenti potevano vincere la loro battaglia per sottomissione o knockout. Si diceva che non c’erano regole in quel primo UFC ma in realtà ce n’erano alcune, incluso nessun attacco agli occhi e nessun morso. Royce Gracie vinse questo torneo, che segnò l’avvento del jiu-jitsu brasiliano ,del combattimento a terra e del combattimento freestyle in generale), gran parte di noi, amanti delle arti marziali e degli sport da combattimento, fummo contenti.
Finalmente si poteva vedere l’effettiva efficacia delle varie arti marziali e sport da combattimento (anche se vale sempre la regola che è l’atleta che fa lo sport e non viceversa) e il combattimento espresso nelle quattro distanze (lunga, media, corta e a terra, così come già aveva “profetizzato” Bruce Lee).
Poi, col tempo, sono nate altre Federazioni ed Enti che promuovevano le MMA. Si è incominciato ad usare sempre di più la parola gabbia (il luogo dove si svolgono sia gli allenamenti che le gare di MMA), di vedere match nei quali gli atleti vincitori esultavano alla grande mentre i loro avversari erano ancora seriamente KO a terra, insieme a gomitate inutili verso gli avversari già quasi KO sul tappeto, poi anche fatti di cronaca nera come quello che ha coinvolto i fratelli Bianchi (Gabriele e Marco), praticanti di MMA che uccisero a calci e pugni il povero Willy Monteiro Duarte ( e se è vero che a volte la stampa utilizza a sproposito la parola pugile ai fatti di violenza è anche vero che alcuni episodi di cronaca, purtroppo, sono inconfutabilmente legati a praticanti di queste discipline, come si evince da quello che è successo a bordo ring del Milano Boxing Night), poi, anche il cosiddetto trash-talking (una forma di vanto o di insulto comunemente utilizzata in situazioni fortemente competitive, come gli eventi sportivi) il cui principale esponente è il famoso lottare di MMA Conor McGregor. A seguire l’italiano Marvin Vettori, “THE ITALIAN DREAM”, che, insieme a tutti gli altri “bulli” degli sport da combattimento (le cosiddette mele marce che rischiano di rovinare bellissimi sport) più che a un “sogno” rischiano di portarci a un “incubo” dove gli sport da combattimento, a discapito di chi, ogni giorno, e da anni sta lavorando egregiamente in favore di queste attività e di tanti ragazzi e no, vengono interpretati nel modo sbagliato e cioè in quello violento che la maggior parte di noi rinnega.
E, in questa società “violenta” verbalmente e fisicamente già di suo, gli sport in genere dovrebbero rappresentare sempre di più quelle attività dove poter trovare spazio al fine di formare corpi e menti sane. Un esempio che, per dei balordi, il 24 marzo scorso è stato in parte vanificato.