La zuppa del coraggio è il titolo di una fiaba scritta da Maryann Cocca Leffer, affermata autrice ed illustratrice americana di libri per bambini.
In questa favola si racconta di un orsetto lavatore, di un procione, di nome Oliver, che aveva paura di tutto.
Aveva timore dei rumori della notte, di provare cose nuove, di stare da solo, aveva paura della sua stessa ombra.
Un giorno, il suo amico Zac, gli disse “ti serve un po’ di coraggio ed io so dove puoi trovarlo”. Il mattino dopo Zac portò Oliver al margine del bosco dove si trovava Grande Orso, l’animale più coraggioso di tutto il territorio, che stava mescolando la zuppa in un pentolone sul fuoco.
“E così vorresti un po’ di coraggio?” disse Grande Orso. “Sì”, rispose balbettando Oliver.
“Beh, come vedi io sto preparando un bel pentolone di “zuppa del coraggio” ma mi manca un ingrediente importante. Me l’andresti a prendere?”, domandò Grande Orso. “Mi farà diventare coraggioso?”, chiese Oliver. “Garantito” rispose Grande Orso, “ma il viaggio non sarà facile. Dovrai attraversare da solo la foresta proibita fino alla montagna insidiosa. Sulla sua cima si trova una grotta e lì dentro c’è un mostro ma anche una scatola. Portami quest’ultima”.
Oliver nel sentire ciò ebbe paura.
Ma Grande Orso gli disse “Sei più coraggioso di quello che pensi!”.
Quando gli animali seppero che Oliver stava per avventurarsi da solo nella foresta proibita, si radunarono attorno a lui. “Ecco un’armatura per proteggerti dalle bestie feroci.” E quindi gli diedero del cibo, una zattera, un bastone. A pensare a tutti i pericoli, Oliver, ebbe per un attimo paura. Poi pensò alle parole di Grande Orso, “sei più coraggioso di quello che pensi”.
“Ora o mai più”, meditò Oliver, per poi addentrarsi nel fitto bosco.
I suoi amici rimasero in attesa ma preoccupati decisero di andarlo a cercare.
Addentrandosi sempre di più all’interno della foresta, gli amici di Oliver, trovarono l’armatura. Pensarono, quindi, che il loro amico si era fatto del male.
Il cibo era intatto, la zattera si trovava in riva al fiume. Ma in effetti Oliver non aveva subito alcun danno. Aveva solo capito che indossando l’armatura non poteva camminare in modo spedito.
Oliver, lungo il suo cammino, mangiò i frutti deliziosi della foresta, arrivato al fiume impetuoso aveva notato un albero di traverso sull’acqua e così, pian piano, aveva cominciato l’attraversata, arrivando, alla fine, all’altra onda.
Giunto alla montagna insidiosa incominciò ad incamminarsi verso di essa e nel farlo, il bastone regalato dai suoi amici, si ruppe.
Oliver entrò nella caverna tremando.
Nel frattempo i suoi amici, trovando il bastone rotto all’ingresso della caverna, pensarono che il loro amico era stato mangiato dal mostro. Ma Oliver, entrato nella caverna, vide sul pavimento la scatola e proprio in quel momento si palesò il mostro.
Terrorizzato Oliver si nascose dietro una pila di massi ed improvvisamente un pezzo di roccia rotolò a terra.
Questo rumore spaventò il mostro che con paura esclamò piagnucolante “Chi è? Cosa vuoi?”.
Oliver, proiettando un’ombra lunga e spettrale, con la voce più forte che aveva, disse “Mi chiamo Oliver, sono qui per la scatola”. “Questa scatola?”, rispose il mostro che la gettò ad Oliver, continuando nel dire “Ti prego non farmi del male”.
Oliver prese la scatola ed uscì fuori dalla grotta incontrandosi con i suoi amici.
Tutti quanti, quindi, scesero di corsa dalla montagna fino a ritornare da Grande Orso.
Oliver sollevò il coperchio e con gran sorpresa tutti videro che la scatola era vuota!
Oliver pensò, allora, di non aver portato l’ingrediente segreto a Grande Orso, che, sorridendo, disse “Invece l’hai portato”. “Hai affrontato la foresta – continuava nel dire Grande Orso – e la tua paura. Il coraggio non sta dentro la scatola ma dentro di te!”.
“E la zuppa del coraggio?”, domandò Oliver. “Si chiama così – rispose Grande orso – perché l’offro solo ai coraggiosi”.
“io sono coraggioso” gridò Oliver e sollevò in alto la sua ciotola.
Fine
p.s.: le parole di questo testo non corrispondono esattamente a quello originale della fiaba. Il senso certamente sì.
Questa favola (anche se per esattezza alcuni fanno una distinzione tra fiaba e favola, nda) ha di certo un suo significato, una sua lezione.
Personalmente penso che Oliver rappresenti le persone che hanno una bassa autostima. Il che si evince quando Grande Orso dice al procione “sei più coraggioso di quello che pensi” e dal finale della storia stessa ovvero nel momento in cui Oliver esclama “Io sono coraggioso!”.
Altra morale.
Gli amici di Oliver gli donano un’armatura che il personaggio principale della storia non indosserà perché lungo il percorso che attraversa fino a giungere alla montagna, lui troverà altro materiale che compenserà tutti gli arsenali che gli amici gli avevano regalato.
Oliver, lascia la sua armatura, che renderebbe pesante il suo cammino per trovare una sorta di provvidenza lungo la strada. Confida più in se stesso e nelle sue capacità che nell’armatura e questo mi fa rammentare il famoso episodio biblico di Davide e Golia.
Molte persone non hanno cognizione delle loro capacità e se tu osservi il tuo passato sei stato coraggioso e non lo sapevi.