Sophia Farrar, la “buona samaritana” del “caso Kitty Genovese”.

Sophia Farrar, la "buona samaritana" del "caso Kitty Genovese".
In questa foto, la signora Sophia Farrar.

Del cosiddetto “caso Genovese” e di tutto ad esso correlato ne ho ampiamente parlato in questo Blog (clicca qui ). Kitty Genovese, che il 13 marzo 1964, a Kew Gardens, un quartiere del Queens, uno dei cinque distretti di New York negli Stati Uniti d’America. fu brutalmente uccisa tra l’indifferenza di molti dei suoi vicini di casa da quel mostro di Winston Moseley, Fu un omicidio questo che,  come ho già scritto, scosse la coscienza di tutti gli americani avendo poi un’ ampia risonanza a livello internazionale e inducendo gli studiosi di psicologia sociale a definire il fenomeno di bystander (“effetto spettatore”). 

Dei vari “personaggi”, coinvolti in questo caso, credo che sia opportuno dedicare un spazio solo a lei.  Mi riferisco alla signora Sophia Farrar, la “buona samaritana” di questo tragico avvenimento. Infatti, tra l’indifferenza di molti, di fronte a questo brutale assassino, l’unica persona che fisicamente cercò di aiutare la giovane Kitty, fu proprio lei, la signora Sophia. 

Secondo i resoconti della polizia, le testimonianze del processo e le interviste per “The Witness” un documentario del 2016 sul caso, la signora Farrar, suo marito e suo figlio sono stati svegliati da, nelle parole di Michael Farrar  (il figlio della Farrar) “un forte urlo agghiacciante”.

“L’intero quartiere ha dovuto ascoltarlo”, ha detto.

 

I Farrar guardarono fuori dalla finestra, non videro nulla e tornarono a dormire.

 

La signora Farrar riferì che un vicino frenetico l’aveva chiamata dopo le 3 del mattino dicendole che la signora Genovese era in difficoltà in un vestibolo nel retro dell’edificio a due piani dove lei e la sua compagna, Mary Ann Zielonko, vivevano al secondo piano, di fronte la sala dei Farrar.

 

Senza esitare, la Farrar si vestì, correndo attraverso un vicolo tortuoso e raggiungendo il vestibolo pochi istanti dopo che l’assassino se n’era andato. Senza sapere, però, se questi era ancora presente o meno. Da qui, oltre al suo senso civico va sottolineato il suo coraggio. 

 

La porta era bloccata. Il corpo della signora Genovese vi era incastrato dall’interno. La signora Farrar, finalmente , riuscendo ad aprire  la porta, trovò la signora Genovese in una pozza di sangue che gemeva e gorgogliava ed era a malapena cosciente, dice il signor Farrar nel film.

 

La signora Farrar la cullò, offrendo  parole di conforto e promettendo che i soccorsi stavano per arrivare e urlando a un altro vicino di chiamare la polizia.

Fu troppo tardi, però.

 

La signora Kitty morì in ambulanza prima di raggiungere l’ospedale.

 

“Spero solo che sapesse che ero io, che non era sola”, dice la signora Farrar in “The Witness”.

 

Questo film, prodotto e diretto da James Solomon, ripercorre un’indagine del fratello minore della signora Genovese, Bill, sull’omicidio e la mente di Winston Moseley , l’assassino psicopatico che ha perseguitato la sua vittima ed è morto in prigione nel 2016 mentre stava scontando l’ergastolo. .

 

fonte: https://www.nytimes.com/2020/09/02/nyregion/sophia-farrar-dead.html

 

 

Sophia Farrar, la "buona samaritana" del "caso Kitty Genovese".
In questa foto, tratta dal documentario “The Witness” , si vede l’incontro tra la signora Sophia Farrar e Bill Genovese (sulla sedia a rotelle perché dopo l’omicidio della sorella Kitty, Bill, si offrì come volontario per i Marines prestando servizio in Vietnam, dove perse entrambe le gambe).

 

La signora Genovese e la signora Farrar si conoscevano. Kitty, infatti, a volte accompagnava a scuola il giovane figlio della Farrah, Michael, con la sua Fiat rossa e Sophia si prendeva occasionalmente cura del barboncino della signora Genovese.

Sophia Veronica Laskowski Farrar, nata a Brooklyn NY,  l’11 gennaio 1928 (era una dei dieci figli nati da Victoria Bartold Laskowski e Edmund Laskowski), morìBrooklyn il 28 agosto 2020, all’età di 92anni, a causa di una polmonite. 

 

 

 

 

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