Tutto è cominciato dopo aver rivisto il film Una estranea fra noi. Da lì è iniziata una mia riflessione che certamente non vuole né potrebbe essere esaustiva, riguardo al rapporto d’amore attuale tra l’uomo e la donna.
Come ho già detto, questo film è più di genere romantico che drammatico poliziesco. Un romanticismo che sicuramente oggi è meno vissuto e praticato. D’altronde tutto è cambiato. Ma se è vero che se vogliamo, se ci lasciamo trasformare in bene anche dall’esperienze che viviamo, leggiamo o ascoltiamo, noi stessi potremmo cambiare in meglio. Così come è avvenuto al personaggio femminile di Una estranea fra noi, Emily.
Ci vuole coraggio, soprattutto oggi, ad amare. Amare, infatti, è rischioso, più di un tempo, ma un è rischio che ci dona vitalità. Quei batticuori, quelle esperienze che solo chi si è veramente innamorato più conoscere, sono vissuti che la vita audace ci dona al contrario di quella timorosa oppure cinica.
Amare è da coraggiosi, quindi. Ma il coraggio, oltre misura, è incoscienza. Amare non vuol dire, allora, affrontare relazioni difficili bensì gradevoli. Così come vivere con coraggio non vuol dire esporsi a pericoli sconsiderati.
Relazioni “gradevoli” ovvero quelle che procedono dal cuore, un cuore che può mentire se non è anche unito alla mente razionale. Non lo si può questo, fino a un certo punto, pretendere dai giovani, spinti a vivere tramite istinti e spontaneità, ha il dovere, invece, di preservare il suo stato d’animo, chi ha una certa età.
Non è un conflitto quello che propongo bensì un ricercato equilibrio tra emozioni, desideri e logicità. Qualcuno mi potrà dire, forse giustamente, che l’amore è illogico.
Io rispondo che non può esistere amore che ci cagiona danno.
Quante relazioni tossiche, dipendenti, infatti, conosciamo anche tramite gli episodi di cronaca.
Amare non vuol dire annullare la propria personalità.
Anzi, amare vorrebbe dire crescere anche grazie all’altra persona amata. Una “crescita personale” che avviene tramite un reciproco rapporto di stima e d’amore.
Ok, è tutto idilliaco quello a cui aspiro e dico ma scrivo ciò, anche, per controbattere a quel tipo d’amore malato.
Amare è anche una scelta, una scelta consapevole che, però, oggi è molto influenzata dai modelli attuali di rifermentò che ci vengono proposti dalla società e anche dai media.
Se si educassero diversamente le nuove generazioni e quelle precedenti a un amore sano, vivremmo tutti quanti meglio. Perché matrimoni felici, di solito, generano figli felici. Ma amare essendo sposati non è nemmeno facile né lo è mai stato.
Siamo chiamati anche a questa sfida, comunque, quella di vivere un amore tra uomo e donna, in modo equilibrato e onesto.
Alla fin dei conti è tutta una questione personale di cuore. Un cuore che batte in modo consapevole nel senso che ognuno di noi deve anche assumersi la responsabilità di come amare. Un amore non condizionato da ciò che la massa ci fa vedere e propone.
Il rischio, capisco che qualcuno lo possa pensare, è quello di rimanere soli. Beh, allora vi dico, che non si può amare gli altri se prima non si ama se stessi. E, se questa solitudine, è solo un trampolino di lancio verso l’amore vero, allora ben venga.
Tra realtà, aspirazione e realizzazione, ci protendiamo ad amare la persona che, come direbbe Jack Nicholson, nel ruolo di Melvin, nel film Qualcosa è cambiato, a Carol, interpretata dall’attrice Helen Hunt, ci fa venire voglia di essere persone migliori.