Chilone di Sparta, uno dei sette sapienti dell’antica Grecia (ne ho parlato qui ), prima di morire ebbe la gioia di abbracciare il proprio figlio, Chilone di Patrasso, vincitore nella gara di pugilato a Olimpia.
Patrasso è la terza città della Grecia dopo Atene e Salonicco, situata nella periferia della Grecia occidentale (unità periferica dell’Acaia) e proprio qui nacque, appunto, Chilone di Patrasso nel 360 a.c. circa. Atleta,
vinse le gare di lotta nella 112ª e 113ª Olimpiade. Vinse anche quattro volte le gare di lotta nei Giochi istmici, tre volte nei Giochi Nemei e due volte nei Giochi pitici.
Secondo Pausania, fu ucciso in battaglia (a Cheronea oppure a Lamia) nel 338 a.C. o 323 a.C.-322 a.C. ?)
Lisippo ne fece una statua bronzea ad Olimpia (forse il celebre Apoxyómenos, in seguito portata a Roma e fu fatta posizionare da Agrippa davanti alle Terme. Successivamente l’imperatore Tiberio, su richiesta popolare, la fece riportare nel suo luogo di origine.
Prendendo spunto da questo atleta greco antico, esperto anche nell’arte del pugilato, colgo l’occasione per parlare delle origini del pugilato che risalgono ai tempi dell’antica Grecia, appunto.
La pigmachia (in greco πυγμαχία pygmachía, in latinopugilātus), è assai antica: le prime tracce della sua esistenza si trovano nell’Iliade (VIII secolo a.C.), tuttavia vi sono buoni motivi per credere che il pugilato venisse praticato in tempi ancora anteriori.
Le fonti sull’argomento giunte sino ai giorni nostri sono perlopiù semi-leggendarie od assai frammentate, rendendo così difficile discernere il vero dal mitologico e ricostruire con buona accuratezza le regole, i costumi e la storia riguardanti questa attività.
Sicuramente, il pugilato prese piede in Grecia a partire dalle civiltà minoica e micenea, sotto il nome di pýx o pygmḗ o πυγμή – pugme. Ci sono diverse leggende sull’origine della boxe, secondo una di queste Teseo inventò uno sport nel quale due uomini, seduti l’uno di fronte all’altro, dovevano colpirsi coi pugni fino a quando uno dei due rimaneva ucciso o comunque impossibilitato a combattere: in seguito, tale tecnica venne sviluppata in modo da contemplare prima la postura eretta dei due contendenti, ed in seguito l’uso di guantoni, a volte muniti di borchie, e protezioni per i gomiti, anche se non doveva essere raro assistere a combattimenti di uomini completamente nudi.
In commemorazione di Patroclo ( figura della mitologia greca, tra le più importanti nella guerra di Troia) i greci, a partire dal 688 a.C., introdussero il pugilato (pygmḗ o pygmachía) nei Giochi Olimpici antichi: la prima medaglia venne vinta da Onomasto da Smirne.
Durante le Olimpiadi antiche, fino al VI secolo a.C., gli atleti indossavano unicamente fascette in cuoio (denominate himántes), ciascuna delle quali misurava dai tre ai tre metri e mezzo e veniva avvolta numerose volte attorno a nocche, mani, polsi, parte dell’avambraccio ed attorno alla base di ciascun dito.A volte, anche il petto veniva fasciato con cuoio, mentre il resto del corpo era del tutto nudo, esclusi in alcuni casi un paio di sandali.Attorno al 400 a.C. circa, vennero introdotti nella disciplina gli sphaîrai. Questi ultimi erano assai simili agli himántes, con la differenza che la fascia di cuoio di cui erano costituiti era affumicata su un verso che doveva essere rivolto verso l’esterno e ricoperta da uno strato di imbottitura sull’altro che doveva andare a contatto con la pelle (in modo da non causare abrasioni od ustioni da sfregamento che avrebbero nuociuto al possessore stesso dei guanti, oltre che all’incassatore dei colpi). Sull’avambraccio veniva avvolta una fascia di lana per assorbire il sudore, mentre in corrispondenza delle nocche vi erano rinforzi di cuoio indurito con bagni in acqua e sale, che gli conferivano una maggiore potenza d’impatto.I pugili greci si preparavano agli incontri allenandosi con dei sacchi pieni di sabbia, farina o cereali, chiamati korykos, molto simili a quelli utilizzati dai pugili attuali.Sebbene non esistano documenti scritti che attestino l’esistenza di un vero e proprio regolamento disciplinare del pugilato, in base alle raffigurazioni ed alle fonti storiche pervenuteci è possibile tracciare una lista più o meno attendibile delle regole contemplate durante gli incontri:1. Non era consentito fare prese;2. Era consentita qualsiasi ferita da impatto, anche fratture o tagli dovuti a colpi di striscio, mentre danni inferti con le dita decretavano la squalifica;3. Il ring era rappresentato dalla folla stessa, che delimitava un cerchio attorno ai due sfidanti;4. L’incontro non era suddiviso in riprese né aveva limiti di tempo; i due sfidanti, semplicemente, duellavano fino a quando uno dei due capitolava, o si arrendeva alzando in aria il dito indice;5. Non esistevano categorie di peso: gli sfidanti venivano selezionati in base ad estrazioni;6. Qualunque trasgressore delle regole prefissate veniva punito con la fustigazione.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Pugilato_nell%27antica_Grecia
Conscio che non ho riportato nulla di nuovo, in questo post, che non si possa trovare in rete, questi due ultimi scritti del mio blog, servono per introdurre il gentile lettore alla cultura greca ma anche alla sua storia “lottatoria” che mi porterà a parlare, nel prossimo post, dell’antica arte da combattimento greco antico conosciuto con il nome di Pancrazio.