I sette sapienti ( o savi) dell’antica Grecia che sono vissuti tra il VII o VI secolo a.c. (tra circa il 620 a.C. e il 550 a.C.) sono: Biante di Priene, Pìttaco di Mitilene, Solone di Atene, Talete di Mileto, Cleobulo di Lindo, Chilone di Sparta, Misone di Chene. Questi sono, secondo il noto filosofo greco Platone, i loro nomi.
Un altro elenco cita, invece, Periandro (tiranno di Corinto) al posto di Misone. E’ da dire che esistono altri “cataloghi” di questi sapienti che contengono nominatavi diversi da quelli che abbiamo appena citato. Ma, al di la di tutto questo, quel che più importa, così come viene correttamente detto in questo video, è che dal quel periodo storico in poi esistono degli uomini che hanno una sapienza (una filosofia) che riguarda l’esistenza umana e non meramente quella materiale.
Sottolineo che la filosofia non è un qualcosa di astratto, di avulso dalla realtà di tutti i giorni. Prova ne è la capacità di alcuni uomini e donne (ne ho parlato in quest’articolo ) di utilizzare la filosofia stessa per lo sviluppo delle attività professionali ma anche morali, mentali.
In questo post accennerò a uno di questi savi ovvero Chilone di Sparta.
Nato in quel di Sparta (nella Grecia antica, quindi) il 620 a.c. da Damageto, Diogene Laerzio (storico greco antico) lo definì “Il più grande fra i Sette Sapienti”.
A lui si fa risalire tra gli altri, il celebre detto: “conosci te stesso”. Delle raccolte di questi detti, la cui totale autenticità è dubbia, ebbero conoscenza anche Plutarco e Diogene Laerzio che ne riproduce un numero non piccolo.
Diogene Laerzio arriva addirittura ad affermare che Chilone fu anche la prima persona che introdusse l’usanza di unire gli efori ai re come loro consiglieri.
Gli si attribuisce il merito di aver contribuito a rovesciare la tirannia nella città di Sicione, che diventò in seguito alleata di Sparta. La sua influenza fu anche decisiva per la svolta nella politica isolazionista di Sparta che portò alla formazione della lega del Peloponneso nel VI secolo a.C. Contribuì a isolare Argo politicamente e militarmente, preparando così le future vittorie contro di essa. Si dice anche che, parlando dell’isola di Citera, desiderasse che quell’isola non fosse mai esistita, o che il mare l’avesse sommersa, prevedendo che sarebbe stata la rovina degli Spartani. In effetti in seguito l’ex re di Sparta Damarato, esiliato dopo la destituzione e rifugiatosi in Persia, consigliò al re persiano Serse, durante la seconda guerra persiana, di fare dell’isola una base navale da cui attaccare la Grecia. Molti anni dopo, durante la guerra del Peloponneso, gli ateniesi, guidati da Nicia, conquistarono Citera, che usarono come caposaldo per rivolgere ulteriori attacchi agli Spartani.
In effetti in seguito l’ex re di Sparta Damarato, esiliato dopo la destituzione e rifugiatosi in Persia, consigliò al re persiano Serse, durante la seconda guerra persiana, di fare dell’isola una base navale da cui attaccare la Grecia.
Molti anni dopo, durante la guerra del Peloponneso, gli ateniesi, guidati da Nicia, conquistarono Citera, che usarono come caposaldo per rivolgere ulteriori attacchi agli Spartani.
Morì, il 520 a.c. circa, nella città greca di Pisa dopo aver abbracciato il figlio (Chilone di Patrasso) vincitore nella gara di pugilato a Olimpia.
Ma questa è un’altra storia…
p.s.: grazie all’ispirazione data da Benedetta Santini (https://www.instagram.com/filosofiaecaffeina/)