Petr Ginz, nato a Praga il 1 febbraio 1928, sin da ragazzo palesò il suo talento di autore tramite vari testi da lui scritti. Precisamente, tra gli otto e i quattordici anni, cinque furono i racconti, ispirati allo stile dello scrittore Jules Verne, da lui prodotti. Di questi testi solo “Una visita dalla preistoria” (“Návštěva z pravěku”) è l’unico del quale si conservi il testo.
Nato da Otto Ginz (ebreo) e Marie Dolanská, Petr frequenta le scuole ebraiche e poiché le folli leggi razziali del Terzo Reich imponevano che i figli dei matrimoni misti cresciuti nella tradizione ebraica dovessero essere deportati in un campo di concentramento, all’età di quattordici anni, esattamente il 24 ottobre 1942, il giovane Petr fu condotto al Campo di concentramento di Theresienstadt (Terezín), un campo che i nazisti presentavano all’opinione pubblica mondiale come un modello ideale della loro politica di riallocazione della popolazione ebraica ma che serviva, invece, solamente come anticamera alla morte per l’80% dei suoi residenti
A Terezín si viveva in una parvenza di normalità. Ai bambini non era concesso di frequentare la scuola, ma le attività ricreative e artistiche erano tollerate, grazie anche alla concentrazione di intellettuali presenti nel campo.
Con altri ragazzi della sua età, Petr dette vita ad un settimanale clandestino di cultura, Vedem (“Avanguardie”) che per due anni fu pubblicato regolarmente a Terezín. Oltre a svolgere il ruolo di editore in capo, Petr vi scrisse numerosi articoli che spaziano dalla letteratura, all’arte, alla sociologia. Petr raccolse anche interviste sulla vita nel campo e ne descrisse la struttura e gli edifici. Il settimanale Vadim di cui si sono conservate circa 700 pagine è una delle più straordinarie produzioni letterarie di Terezín.
Tra le migliaia di bambini di Terezín, Ginz è, assieme a Honza Treichlinger, il piccolo protagonista dell’opera Brundibar, e al giovane poeta Hanuš Hachenburg, quello che ha il maggior impatto nella vita sociale e culturale del campo-ghetto.
Lo spirito del gruppo è ben sintetizzato in un brano tratto da uno degli articoli pubblicato da Petr su Vadem:
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“Ci hanno strappati dal terreno fertile del lavoro, della gioia, della cultura che doveva nutrire la nostra gioventù. Lo fanno con un solo scopo: distruggerci non fisicamente, ma spiritualmente e moralmente. Otterranno il loro scopo? Mai! Privati delle nostre vecchie fonti di cultura, ne creeremo di nuove. Separati dalle nostre vecchie sorgenti di gioia, creeremo per noi una gioiosamente radiante vita nuova.
Solo una quindicina tra il centinaia di ragazzi che contribuirono alla stesura del settimanale sopravvissero allo sterminio. Anche Petr fu incluso in uno degli ultimi trasporti per Auschwitz, dove fu assassinato nelle camera a gas il 28 settembre 1944.
Nel 2003, l’astronauta israeliano Ilan Ramon, la cui madre era sopravvissuta a Auschwitz, volle portare con sé la copia di un disegno di Petr nella tragica spedizione della Space Shuttle Columbia, disintegratosi al suo rientro a terra. La notorietà del disegno (una fantasia ispirata a Verne raffigurante “la terra vista dalla luna”) riaccese i riflettori sulla figura e l’opera di Petr Ginz sia a Praga (dove un francobollo commemorativo fu dedicato a Petr e al suo disegno) sia a livello internazionale.
Di Petr Ginz, come di altri martiri della nostra Storia, ne poterono uccidere il corpo ma non il talento e lo spirito che arrivò a toccar le stelle.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Petr_Ginz