Ritengo il Professor Alessandro Orsini, al di là di quelle che possono essere le sue idee sul conflitto russo-ucraino del quale ognuno di noi si fa un’ opinione, una voce autorevole che va ascoltata. Il che non vuol dire essere d’accordo con lui in tutto ciò che dichiara ma di portargli quel rispetto dovuto alla sua cultura ed esperienza oltre che alla persona in quanto tale. Ripeto, poi, ognuno di noi crede. agisce, filtrando, anche, opinioni varie, tra le quali quelle di Orsini, formulando, in seguito, un libero e proprio pensiero sulla guerra in corso e tutto ciò che è inerente a questo conflitto.
Detto questo, una deile sue ultime considerazioni postate sulla sua pagina pubblica di Facebook e che sì, riguarda un pensiero politico, ma anche un parere breve ma efficace su quello che viene contrapposto, in modo denigrante, al concetto di multidisciplinarietà con il termine di tuttologi, la ritengo utile ed illuminante.
Online ed offline, infatti, si cerca di bloccare il ragionamento di uomini e donne che, giustamente, vogliono esprimere il loro pensiero su vari questioni sociali e no, con l’offesa velata tramutata nella parola tuttologo/a.
Se è vero che non tutti, ovviamente, possono considerarsi degli intellettuali è interessante notare quello che scrive Orsoni nel post citato e che parzialmente riporto essendo una redazione aperta al pubblico:
<<Un tempo gli studiosi che avevano una formazione culturale molto ampia erano detti “intellettuali”. Oggi sono detti “tuttologi” da coloro che hanno dedicato tutta la vita a coltivare soltanto un centimetro quadrato del loro campo di studi. >>
Continua Orsini:
<<L’intellettuale e lo specialista: la morale del primo è radicata nella potenza della mente; quella del secondo nella sua imbarazzante debolezza.
Il superiore e l’inferiore si scambiano di posto e un’intera società smarrisce la sua capacità di critica e di previsione. Nasce così una nuova morale, la morale della specializzazione, con cui le menti deboli si impongono su quelle forti >>
Chiaramente il Professore elabora questo ragionamento su persone che hanno una certa professionalità come si evince dal prosieguo del suo post:
<<La morale delle menti inferiori stabilisce che i professori di sociologia non possano parlare di storia e i professori di filosofia non possano parlare di geopolitica mentre i fisici devono chiudere la bocca sulle guerre come se uno studioso coincidesse con la sua cattedra che è soltanto una casella burocratica>>
Credo, però, che il concetto espresso da Orsini si possa assolutamente riportare a cittadini anche non abilitati a mestieri elevati culturalmente. Un cittadino qualunque non puo’ sentirsi impedito di dire la sua su qualsiasi argomento, di certo senza che la sua elaborazione sia conflittuale a studi a lui sconosciuti. La libertà di espressione non puo’ essere negata a nessuno specialmente se il parere, seppur non frutto di studio, è palesemente corretto di fronte ad una realtà che gli dà chiaramente ragione al di là di chi si professa erudito ma manifestante fallito in quel che ha professato o professa.
Sono secondo me, infatti, i risultati visibili delle proprie opinioni i maggior giudici di pareri conflittuali.
Concludo, comunque, con la frase finale del citato post del Professor Orsini:
<<Uno studioso è un ponte collegato a mille discipline.>>