Ilwad Elman, figlia di Elman Ali Ahmed, nel 2010 lasciò il Canada, insieme alla madre, dove risiedevano, per ritornare nella loro terra d’origine al fine di onorare, dice lei, la memoria del padre assassinato e quella della sorella anch’essa morta, forse a causa di una pallottola vagante.
Suo padre era un attivista somalo che fu assassinato nel 1996 a Mogadiscio, noto anche come il Padre Somalo della Pace, che coniò pure il famoso detto “Drop the Gun, Pick up the Pen” ovvero “lascia il fucile e prendi la penna”, in relazione ai bambini-soldato.
Bambini spesso vittime di Al-Shabaab, organizzazione politico-militare affiliata ad Al Qaeda, che cerca di obbligare questi fanciulli ad arruolarsi tra le loro file, volendo imporre la Sharia nel loro territorio.
Insieme alla mamma, Fartuun Adan, Ilwad ha fondato il primo centro che accoglie le donne stuprate, i bambini soldato e gli adulti che abbandonano i gruppi armati.
Entrambe dirigono l’organizzazione umanitaria Elman Peace center.
Tra le loro iniziative, come si legge in un’intervista del Corriere.it, il centro
<<affianca un altro programma, Sister Somalia. La violenza contro le donne è ritenuta normale, i matrimoni con le bambine sono accettati. La società conservatrice tollera tutto questo e l’èlite politica nega apertamente l’esistenza di questi problemi, ha detto Ilwad a Deutsche Welle. Secondo le denunce dell’organizzazione sono quaranta al giorno i casi di stupro in Somalia.>>.
In un mondo alla deriva, nel quale i media ci raccontano soltanto di notizie e personaggi quanto meno pessimi penso che sia giusto portare alla luce sia la sofferenza che altri essere umani patiscono in varie parti del mondo ma soprattutto l’esempio di uomini e donne come Ilwad che educano i giovani all’idea che non tutti sono corrotti, malvagi ma che esistono ancora persone che della morale, del coraggio, della solidarietà fanno il loro cardine esistenziale.
Se i giovani, anche italiani, fossero educati e notiziati di questi avvenimenti e personaggi credo che avremmo una gioventù migliore.
fonte: Corriere.it
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