Da ragazzo, ma anche da adulto, ero piuttosto bravino nel praticare le Arti Marziali e poi nell’insegnare la Kickboxing.
Ma una sere di infortuni mi hanno impedito di continuare in questo cammino.
Non mi sono, di certo, arreso, anzi! Ho solo applicato, nella mia vita, un concetto delle Arti Marziali stesse ovvero l’adattamento.
Il Judo, ad esempio, insegna questo, l’adattarsi, sfruttando la forza dell’avversario per riversagliela contro. Una tecnica tipica di questa disciplina orientale, ad esempio, è il famoso tomoe nage
Il judoka utilizza la fase aggressiva del suo avversario, che gli va contro, proiettandolo all’indietro. Superbo!
L’adattamento, la cedevolezza sono principi di varie Arti Marziali. Ma ritornando a me, come ho applicato il principio dell’adattamento nella mia esistenza?
Innanzitutto è da chiarire che adattarsi non vuol dire aderire, sottostare alle avversità oppure alle prepotenze della vita ma solo raggiungere il proprio obiettivo attraverso un’altra strada. PERCHE’ NON SEMPRE LA LINEA RETTA E’ QUELLA CHE UNISCE DUE PUNTI. A VOLTE, E’ NECESSARIA, UTILIZZARE QUELLA CIRCOLARE.
Così mi son dato da fare con l’altra mia passione: la scrittura.
Ho pubblicato, tempo fa, delle poesie, tra queste, una dal titolo Sii migliore di te.
Ecco, se pur, attualmente, non pratico più le passioni di un tempo, il loro principio. l’applico lo stesso. Mi chiedo, non è praticare Arti Marziali questo modo di fare? Secondo me sì. Il mio obiettivo? Essere il meglio di me, accettando quello che non posso cambiare ma adoperandomi per quello si può’ (ricorda un po’, questo, la preghiera della serenità, vero?).
Così l’adattamento non è un’atteggiamento passivo ma attivo. E se sarò il meglio di me stesso, allora, avrò vinto!
p.s.: GRAZIE ai podcast di Raffaele Tovazzi che inducono me, e tanti altri, a riflessioni costruttive. Grazie Tova!