Da ragazzi non ci si pensa.
Così pieni di energia, di entusiasmo, come si è, non si considera che un domani la vita insegnerà che Lei è una gara di resistenza.
Non vince il più forte, quindi, ma il più persistente perché se nell’età (che purtroppo ai giorni nostri si abbassa sempre di più) della spensieratezza il nostro fisico è vigoroso e la nostra mente più volenterosa ed ottimista, con il passar del tempo le esperienze varie più il naturale decadimento fisico e morale possono prendere il sopravvento su di noi e le nostre aspirazioni, solo se tutto ciò, però, ci coglie impreparati.
Da giovani l’esistenza è più lineare, poi si passerà alla fase di alti e bassi, tra valli e monti.
Devo, con un pò di amarezza, risottolineare quello che noi, di una certa generazione, osserviamo e cioè che la gioventù attuale si scontra con una realtà ben diversa dalla nostra, con un mondo reale meno umano rispetto ai nostri tempi.
Una verità, questa, che loro giustamente non possono conoscere non avendola vissuta a meno che si ha il privilegio di avere alle spalle una famiglia ben strutturata, elemento anche questo della nostra contemporaneità, infrequente.
Una famiglia matura, pronta a preparare e consigliare saggiamente i propri figli per quello che il futuro potrà prospettare loro.
Abbiamo parlato in alcuni post precedenti a questo, di successo, di genetica ed epigenetica (clicca su i tag appositi per leggerli, nda) stabilendo che determinate qualità dipendono da questi due fattori, tra questi anche la perseveranza.
E in questo post ci occuperemo di questa attitudine e di valli e monti.
Nella Bibbia le valli alludono alle circostanze negative nelle quali ci possiamo trovare mentre i monti rappresentato quei luoghi, naturalmente più elevati rispetto alle valli, dove troviamo il ristoro divino.
La vita ci presenterà alti e bassi, valli e monti. Quindi? Come affrontare questa realtà?
Innanzitutto accettandola in seguito sviluppando un talento (anche di quest’ultimo ne abbiamo già discusso e anche per questo vedi il tag apposito), ovvero quella della perseveranza.
Messo in conto che ci si potrà trovare nella valle e quindi accettando ma non subendo questa possibilità dobbiamo ingannare la valle stessa, “accogliendola” e trovando “riposo” in essa.
Riposo nel senso che non dobbiamo caricarci di ulteriori afflizioni (sensi di colpa, abbattimento o altro) che ci porterebbero a non continuare a raggiungere i nostri obiettivi.
Dalla valle si può uscire (non voglio illudere nessuno quindi specifico che nella maggior parte delle volte ce la si può fare) mantenendo fermi in noi speranza, saggezza e volontà.
Come cristiano non posso tacere che l’aiuto di Dio è basilare per raggiungere tutto questo ma continuando il nostro discorso non in senso spirituale occorre perseverare, mantenendo gli occhi su i nostri sogni ed obiettivi.
Non è la frase esatta ma una cosa simile Cus D’Amato (il noto Maestro di boxe di Mike Tyson, che per quest’ultimo era anche come un padre), grande esperto non solo della tecnica pugilistica della quale lui ne aveva creata una particolare, ma anche nello sviluppare le qualità mentali, motivazionali, psicologiche dei suoi pugili, una volta disse a Tyson queste parole
…comunque sia il lavoro va finito
Ecco, tra valli e monti, ricorda questo: il tuo lavoro va finito.
Oltre la valle ci sarà la montagna e quando sarai arrivato in cima, come dice Raffaele Tovazzi, uno dei miei filosofi (lui che non è solo tale) preferito del nostro periodo,
Quando sarai arrivato in cima a quella montagna ricordati chi era con te quando eri in fondo e magari quella montagna lì non riusciva neanche a vederla ma ciò che contava di più e che vedeva nei tuoi occhi qualcosa. E ciò gli bastava.
Abbi gli occhi della perseveranza.
